Ti dai i permessi che ti meriti?
"Non ho tempo per fare quel corso di pasticceria che tanto mi piacerebbe"
Gli impegni, il lavoro, i soldi, il capo, i colleghi, il marito, i figli, il poco tempo a disposizione... una scusa per giustificare le nostre scelte si trova sempre.
Eppure sappiamo bene che il tempo si trova, quando qualcosa diventa per noi una priorità.
Non sempre (anzi, forse direi "quasi mai!") il vero/profondo/irrazionale motivo delle nostre decisioni ci è del tutto noto.
Talvolta sottostiamo, più o meno consapevolmente, agli ordini di un personaggio molto severo: il proprio Genitore Interno. E' lui che decide cosa possiamo o non possiamo concederci.
"Magari il corso di pasticceria no", ci dice una vocina dentro di noi, "perché una brava mamma si sacrifica per i figli, e non assolutamente il caso che si prenda del tempo tutto per sé".
La nostra qualità della vita è influenzata, anche, dai permessi, e dai divieti, che diamo a noi stessi.
Qualche esempio?
Ti dai il permesso di prenderti del tempo per te? Oppure vengono sempre prima gli altri?
Ti dai il permesso di essere te stesso? Oppure ti riesce più semplice essere come gli altri vorrebbero che fossi?
Ti dai il permesso di esprimere le emozioni? Oppure ti riesce meglio tenerti tutto dentro e sorridere sempre?
Ti dai il permesso di sbagliare?
Ti dai il permesso di stare nel conflitto?
Ti dai il permesso di pensare con la tua testa?
Ti dai il permesso di avere successo?
Ti dai il permesso di divertirti? Di giocare? Di essere felice? Oppure, quando capita, poi inspiegabilmente ti senti in colpa?
Trovo che sia molto importante rifletterci sopra.
Innanzitutto perché la consapevolezza è un buon punto di partenza, per poter lavorare sulle proprie criticità, e, se lo riteniamo utile, concederci qualcosa di più.
In secondo luogo, ai fini educativi, è necessario conoscere il nostro rapporto con i permessi.
Perché è difficile dare ad un figlio un permesso che non diamo a noi stessi, perché per lui conta ben poco quel che gli diciamo.
Lui osserva ciò che facciamo, e, ancora di più, lui si ispira a quel che siamo.