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Penso troppo?


"Ho il pensiero pieno di pensare..." (Un piccolo paziente)

In quanti ritengono di spendere troppo tempo a pensare?

Ma siamo così sicuri che quello che facciamo per buona parte del nostro tempo sia realmente pensare?

O forse invece stiamo rimuginando?

Mh, ok. E la differenza? Come possiamo distinguere le due cose?

Pensare è apertura, è un punto che si irradia in mille direzioni. Pensare è costruttivo, anche quando apre la porta ad una consapevolezza dolorosa. Pensare è finalizzato, crea movimento, mobilita, attiva. Fa fluire. Pensare è acqua che scorre.

Pensare è ossigenante, anche quando sa di amaro. Pensare è profondamento legato al sentire, apre alle emozioni, smuove.

Rimuginare è chiusura, è una trappola, è la rotellina che ci fa sbuffare quando stiamo lavorando al computer e lui si impalla. E' un criceto nella ruota. E' fine a se stesso.

Rimuginare è ripetitivo, intrusivo, legato all'ansia e alla depressione.

Rimuginare può inibire, bloccare, immobilizzare. Inchiodare.

A tutti succede di rimuginare. E in parte possiamo accettare che sia così. Un po' come fosse una visita indesiderata: un po' di energie e tempo da sacrificare, e poi tanti cari saluti.

Se però, quell'antipatico del rimuginio, bussa troppo frequentemente alla nostra porta, forse è necessario correre ai ripari. Perché quando invade la nostra vita, quando diventa parte importante della nostra quotidianità, quando non è sotto controllo, quando porta insonnia o mal di testa, allora può essere segnale di un malessere importante, di cui prendersi cura.

Perché decidere come trascorrere il proprio tempo, chi e cosa far entrare nel nostro spazio mentale, ci permette di riprendere le redini della nostra vita, ed è il primo passo verso il benessere.

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